Storie di ordinaria follia

Interno farmacia.

Estraggo il bancomat per pagare appunto con il bancomat. Tendo la mano con la consapevolezza della realtà contingente e concreta, ossia quella che mi vede in quell’esatto istante con una tessera trattenuta tra le dita, che posso tangibilmente toccare, tesa verso l’impiegata.

Poi, mentre sono ferma in attesa che lei l’afferri e la introduca nel pos, la biondina decide invece di scombinarmi i passaggi: “lei scarica? Vuole darmi la tessera sanitaria?”

“Certo, tenga, la può passare.”

“Ok, sono 18,70 Euro. Paga con il bancomat, giusto?”

“Sì, gliel’ho dato prima.”

“No, qui non c’è nulla.”

“Sì, guardi bene, non si ricorda che sono rimasta con il braccio teso in avanti e la mano sospesa per 5 minuti prima che lei finalmente si decidesse a prenderlo?”

“Guardi, qui non c’è. Forse è caduto?”

Perlustriamo la zona adiacente ed ogni fessura sotto il bancone.

“È proprio sicura di avermelo dato?”

“Senta, biondina, vede questo scomparto? È vuoto! Questo è lo scomparto adibito al bancomat, dove ripongo il bancomat, dove lo estraggo, dove lo reintroduco. E qui-NON-C’È. Significa che l’ho estratto, tirato fuori! Provi a scartare i farmaci che mi ha appena accuratamente avvolto in quella carta-velina. Secondo me l’avrà incartato per sbaglio lì dentro. Ma perché mi guarda così e non lo scarta? Che aspetta? Va beh, glielo scarto io. Tanto si strappa facilmente e a riconfezionarlo ci vuole un secondo. E comunque no, non c’è neanche qui. Troviamo subito il mio bancomat, che nessuno si muova, che nessuno esca di qui!”

Gli occhi di tutti i camici, bianchi, verdi e blu sono puntati su di me. Probabilmente dubitano della mia sicurezza nell’esporre la dinamica dei fatti, della dinamica dei fatti stessa e peggio ancora della mia sanità mentale considerando il mio modo trafelato di cercare ciò che io sono convinta di non avere. Le convinzioni personali spesso travisano la realtà a tal punto da danneggiare sé stessi e le relazioni Interpersonali; questo è un concetto fondato applicabile a qualsiasi ambito ed utilizzato anche nella terapia cognitivo-comportamentale che dimostra come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze personali disfunzionali. Ma bando alle teorie, qui sono messe in seria discussione la mia credibilità e il mio equilibrio psichico.

Interviene la ragazza con il camice blu proponendo di utilizzare la telecamera la quale non può che riprodurre fedelmente passo dopo passo l’accaduto. Chi incastreranno? La biondina o la psicolabile mitomane con quella sicumera inaccettabile?

“Fermi tutti! Bloccate le riprese! Fermate il filmato! Chiudete la farmacia! Interrompete la visione. Possiamo risolvere tutto con la calma tipica delle persone ragionevoli e civili.”

Ho gli occhi delle 3 donne puntati dritti su di me, iniettati di sangue. Per un attimo ho il timore che mi possano somministrare qualche farmaco a tradimento, stordirmi e chiamare gli assistenti sociali. Oppure che stiano per compiere un gesto inconsulto ai danni della mia persona. Se non è a un gesto premeditato e preterintenzionale che stanno pensando, sono sicura che dentro di loro silenziosamente covano insulti e giudizi.

“Ecco. Vedete, questo scomparto a retina apposito per la tessera sanitaria? Qui ora c’è il bancomat che cercavamo. E sapete perché? Perché se io sto 5 minuti con la mano sospesa in attesa che lei infili il bancomat nel pos e invece lei mi chiede la tessera sanitaria prima di afferrare il bancomat, ci sono un buon 90% di probabilità che il soggetto venga gettato in confusione e scambi le tessere in questione in una sorta di carta vince-carta perde, estraendo la tessera sanitaria e introducendo nello scomparto della tessera sanitaria il bancomat. Vi chiedo scusa per il trambusto però pure tu, biondina, la prossima volta una cosa per volta che mi destabilizzi, mi scombini le sinapsi, mi stravolgi gli automatismi. Su.

E poi il cliente ha sempre ragione. Eh, eh, eh.

…ehm…dicevamo… quant’è quindi?”

Sipario.

#wonderwoman #lemirabolantiavventuredifrancesca #storiediordinariafollia

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