Mamma Roma

Buon compleanno alla mia mamma lupa, un’enorme conchiglia che mi ha vista nascere, crescere, andare e tornare, che ha protetto i miei pensieri, che li ha ascoltati e custoditi, che è stata lo scenario della mia vita, che mi ha coccolata quando ero giù di morale, che con scorci di rara bellezza mi ha restituito respiri profondi, che mi ha regalato all’improvviso, durante passi distratti e pensieri altrove, angoli sconosciuti e di commovente splendore, che ha lenito e nutrito la mia anima, che mi ha dato una mano a faje di’ de sì, che ha scerto tutte le stelle più brillarelle che c’ha e un friccico de luna, che m’ha prestato er ponentino e m’ha retto er moccolo, che ha fatto innamora’ tanta gente, che è stata l’incantevole cornice di momenti già speciali, che mi ha accolta, mi ha presa per mano, mi ha chiesto di farle un sorriso anche quando ero agitata e spaventata e poi mi ha abbracciata in punta di piedi dandomi una carezza. La città dei miei genitori e dei miei nonni, coloro che la videro diversa da com’è ora e poi trasformarsi e trasformata. Forse sono un pizzico di presunzione, l’affetto smisurato, la romanità cronica, oltre che l’oggettivo riconoscimento del valore di questa città, che mi inducono a credere all’impossibilità di trovare un luogo che sia al suo pari. Del resto la mamma è sempre la mamma, non potremmo preferirle nessun’altra. Per tutte le volte che ho maledetto mentalità, caos, degrado e marciume ce ne sono state altrettante per cui ho benedetto il patrimonio d’arte, di maestà e di incanto a mia disposizione. Ad esempio: tu, abitante, turista, visitatore, spettatore, appoggi i tuoi gomiti su uno dei tanti davanzali e terrazze che affacciano su panorami mozzafiato, ti reggi la testa tra le mani e il senso della vista inizia a spaziare su vedute che in quel momento paiono l’infinito e si collega direttamente ai tuoi organi vitali dando loro una sferzata emotiva, cuore e polmoni si riempiono mentre osservi tutto quell’imponente fascino e senti i tuoi battiti accelerare e il tuo respiro allargarsi. Mamma Roma uterina, materna, magnetica, con le finestre che so’ tanti occhi che te sembrano dì: quanto sei bella! Un’emozione e un sogno che continuamente si rinnova e si realizza. Con oggi sono 2769 anni dalla tua fondazione, nulla rispetto all’eternità che emani. 2769 anni di contraddizioni. Così sfrontata nella bellezza, così sofferente nella decadenza. Il popolo e la nobiltà, le tue crisi d’identità, lo sguardo poetico e quello cinico, cura e abbandono, attenzione e smarrimento, solidarietà e egoismo, silenzio e caos, verde e smog, e tu che stringi i denti, che combatti contro chi vorrebbe deturparti, contro chi non ti mostra rispetto. Imperfetta, dannata e comunque meravigliosa. Ti chiedo scusa, madre mia, a nome di tutti quelli che ti hanno offesa, sminuita, denigrata, trattata con superficialità. Regalaci ancora milioni di sogni, milioni di segni, per milioni di giorni ancora. Genius loci, Genius urbis Romae, Genius populi Romani, Michelangelo, Bernini, Orazio, Giulio Cesare, Trilussa, Belli, Pasolini, Sordi proteggetela sempre.

Io no, nun te lasso mai, Roma capoccia der monno infame.

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