Durante la pausa pranzo, che vista l’ora assume più i tratti della merenda, vi vengo a trovare con la mia rubrica “l’angolo delle riflessioni ridondanti”. Dacché questo non è un luogo di perdizione ma in cui ci si confronta e si condivide, oggi vorrei parlarvi dei cosiddetti ruoli o presunti tali. Esistono, sono definiti, sono intercambiabili, vanno abbattuti, sono deleteri? Premetto che, come qualcuno più esperto di me insegna, sostengo e preferisco sempre e di gran lunga l’essere umano e tutte le potenzialità che l’identità nella sua unicità può sprigionare, ma discutendo in termini di realtà quotidiana, quella di tutti i giorni in cui le questioni pratiche volente o nolente si presentano e vanno risolte, mi sono posta nuovamente l’interrogativo dei ruoli di genere. Lo scambio è partito da un rubinetto appena montato ed è stato sviscerato con un amico che si è ritrovato a doverlo montare senza istruzioni. Ignoro se esista un tutorial al riguardo ma immagino di sì. Soltanto che in materia idraulica ci sono infinite sfumature, forme, modelli, incastri e sarebbe difficile seguirne passo passo qualcuno di non completamente attinente. A risultato finito, per congratularmi della soddisfazione ottenuta, gli ho detto: “l’importante è che fuoriesca acqua fredda e calda a dosaggio e pressione normali. Credo sia questo il ruolo di un rubinetto, giusto?” Purtroppo questo interrogativo ha fornito lo spunto e l’input alla conseguente serie di riflessioni a catena. Per una completa autonomia bisognerebbe avere un’infarinatura generale di tutto. Quell’approssimazione detestabile in altri campi può tornare utile nelle risoluzioni delle pratiche più superficiali e fattibili. Ma le donne che montano un rubinetto si contano sulla punta delle dita. Non so se c’è una tara genetico-strutturale-neuronale come per i motori e annessi, o se ci rifiutiamo psicologicamente di impegnarci nel montaggio forti di questa tara dietro la quale invece ci nascondiamo per alleggerirci dal peso e dal timore del rompicapo. A questo aggiungerei pure che il più delle volte non possediamo la forza fisica necessaria ad avvitare, stringere, alzare. Che poi anche questo dipende: ho conosciuto donne erculee e uomini fiacchi. Io tendenzialmente sono ancora per la suddivisione dei ruoli, almeno quelli più connaturati ai generi. Ma per una suddivisione non statica, ferrea ed incasellante, bensì dinamica. Fondamentale è che la mancanza di conoscenza o di abilità non venga trattata da handicap o sia motivo di giudizio. L’uomo di oggi è ormai capace di gestire una casa in maniera ammirevole. Ma la gestione delle mansioni domestiche fa ormai infatti parte dei ruoli intercambiabili, per fortuna. C’è, come in ogni cosa, quel campo labile tra l’autonomia e l’autonomia come dimostrazione di forza che degenera nell’annullamento di ogni altro bisogno. Ciò che preoccupa è sempre la deriva o, nel caso opposto, l’attaccamento alla tradizione e ai modelli come fossero assoluti. Ma questo è un altro discorso ancora. Certo è che se tutti fossimo capaci di fare tutto non esisterebbero i mestieri e le specialità, e l’economia subirebbe un duro colpo. Se però pensiamo, ad esempio, al cambio di una lampadina pare che riuscirci sia solo questione di buona volontà ed applicazione e che l’atto della sostituzione sia di semplice effettuazione anche senza chissà quale pratica o competenza. Però è vero che c’è chi non l’ha mai fatto, perché non c’hai neanche mai provato, tra cui la sottoscritta. C’è sempre stato qualcun altro che l’ha fatto per me. Mentre il cambio delle gomma pare sia compito strettamente maschile. Il tema pneumatico gomma è molto delicato per la valenza rappresentativa che porta in sé. Ci sono donne che ambiscono a conoscere e mettere in pratica questa sostituzione, anche per un valido motivo come: “e se mi succede di notte e non posso chiamare nessuno?”. Altre ambiscono per dimostrare che da sole possono farcela. Una piccola percentuale perché è appassionata di auto. Alcuni uomini nell’atto della sostituzione di uno pneumatico mettono tutta la loro virilità e farlo gli procura piacere. Alcuni sono felici che la propria donna si sappia disimpegnare anche nelle situazioni più impreviste. Una donna che non solo sa dove si trova la ruota di scorta ma la sa pure mettere, viene vista come una che sa il fatto suo perché solitamente, nel pensiero comune e radicato, questo è un ruolo da uomo, un incarico che spetta al maschile. Sono argomentazioni borderline. Diciamo che in un’epoca in cui ci si batte per i diritti delle donne e e per la parità, tutto in tal senso diventa molto confuso ed ambiguo. Ci viene richiesto di somigliare sempre più ad un uomo per raggiungere chissà quale traguardo e di non mostrarci deboli, dipendenti e sottomesse, che ha molto poco a che fare con l’emancipazione. Io credo vadano scardinati tanti pregiudizi, convinzioni e retaggi ancora profondamente ancorati ed attecchiti; nel contempo non bisognerebbe farsi spaventare dalle fragilità umane. Perché ci sono punti in cui tutti siamo frangibili. Se poi l’unica lampadina disponibile si frantuma o il crick rimane incastrato, è molto peggio.