Ohmmm


Credo di non peccare di presunzione dicendo di essere dotata di una dose di pazienza rara, che volendo potrei distribuire ai perenni insofferenti. In realtà io non porto pazienza, non devo respirare lentamente o contare fino a dieci, non mi sforzo di mantenere la calma in quei momenti di criticità estrema che mette a dura prova il livello di sopportazione, di fatto mi comporto semplicemente come il mio modo d’essere mi suggerisce. Ed amo non tanto il quieto vivere, quanto il vivere amabile, quel vivere dove anche alcune brutture e storture possono essere volutamente accettate, abbellite e ridimensionate scherzandoci su. È una tolleranza verso quei piccoli grandi fastidi presenti per Natura sulla Terra la cui forza viene esercitata in contrapposizione al bene, nell’eterno dualismo della vita. Se i mostri vanno accarezzati, i fastidi vanno esorcizzati. Certo poi ci sono quelli che vanno tassativamente allontanati perché insani e logoranti. Però, ad esempio, sopporto la ruminazione rapida e sguaiata di qualsiasi estraneo mi capiti vicino nei momenti mangerecci e non poi così conviviali (soprattutto perché non mi sono mai vista mangiare e potrei avere atteggiamenti fastidiosi anch’io), i risucchi, le lingue che si avviluppano su loro stesse e poi spingono per togliere il cibo dai denti, i cucchiai che raschiano fondi per raccogliere rimasugli, le poltrone dei cinema che si distanziano di pochi millimetri tra una fila e l’altra (inaffrontabili per qualsiasi lunghezza standard di gamba), il tempo instabile che mi sfruguglia, gli sbalzi di temperatura, il gossip al vetriolo, gli speleologi da semaforo, le pozzanghere prese in pieno, i panni umidi, gli addetti che all’entrata strappano male i biglietti di un evento, i bisbigli, i manici dei sacchetti della spesa che si rompono, gli scassamaroni di professione, i professori di vita, i produttori continui ed insani di sentenze, i nì, le mezze misure, i detentori di verità assoluta, gli atteggiamenti caratteriali cronicizzati, la pizza alta, la coca-cola annacquata e con gas scarseggiante, la pizza calda che si ammolla nel cartone, l’odore di fritto che s’impregna, i flaconi e i tubetti lasciati aperti e il tappo altrove, le confezioni vuote lasciate nella credenza, chi ha sempre da ridire, chi si esprime a monosillabi, chi non prende mai posizione, chi etichetta per sport, chi non ride sfrenatamente, chi ha perennemente il broncio. Ma, all’estremo opposto del mio sentire, ci sono cose che proprio non posso sopportare, ma che proprio non ce la faccio, eh. Ve le dico domani però.

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