Qualcuno bravo bravo poi mi spiegherà – se una spiegazione c’è e se proprio è così necessario trovarla e se non è così necessario trovarla allora mi spieghi il motivo per cui sto sempre ad interrogarmi su meccanismi insondabili – perché esiste questo lato umano tendente al nostalgico in cui un po’ ci si culla, un po’ ci si crogiola, un po’ si manifesta mancanza, rammarico, attaccamento. È un lato che distoglie l’attenzione dal presente e gli sottrae a volte tempo e considerazione, ma che in un modo – più mellifluo e patetico – o nell’altro – più intimista e apparentemente sfuggente – abbiamo tutti. Perché, tolta la fase della sindrome premestruale la quale altera drasticamente la percezione della realtà, ogni tanto questo lato si acutizza, per cui ciò che ci manca, ciò che abbiamo perduto, allontanato o che desidereremmo avere ma che di fatto assume tratti più idealizzati che realistici, assume un valore maggiore rispetto a quello che viviamo nel concreto tutti i giorni, correndo il rischio di non viverlo con lo stesso pathos emotivo perché impantanati nei ricordi o nei sogni. È come se si vivesse sospesi tra una mancanza che mai si colmerà, una nostalgia perenne e un sogno irrealizzabile a cui si tende. Forse per quanto mi riguarda è il riflesso di una sospensione e dell’oscillazione continue tra due stadi opposti, della contrapposizione che io vivo quotidianamente in casa, data da una malattia degenerativa, quella di mia madre. È il cambiamento lento e inesorabile che conduce da una fase a quella successiva a produrre attaccamento a ciò che è stato, è la consapevolezza, credo lucida ma poi in fondo non così lucida, che ciò che è stato non sarà più, a provocare il mio eterno combattimento interno tra la nostalgia e la vita, che quando è proprio come piace a me poi l’abbraccio tutta.
Buonanotte
Andando avanti con l’età diventiamo naturalmente nostalgici, proprio perché pensiamo che il meglio sia stato già visuuto, che l’età dell’oro sia passata. Penso c’entri anche il discorso della paura di quello che potrà succedere, di quello che potremmo perdere. Al contrario, dovremmo sempre essere convinti che “the best is yet to come”….ma a volte non è così facile!
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