Domenica. 22 Gennaio. Cielo plumbeo su Roma, un cielo che riflette lo stato d’animo della nostra terra. L’attesa è quella sensazione di tensione che viene alimentata dalla speranza, dall’ansia, dallo sconforto e dalla rassegnazione, a fasi alterne e a dosi e in ordine casuali. Quando diventa uno stato d’animo perdurante l’attesa logora. Ed è questo lo stato d’animo che rispetto alla tragedia di Rigopiano ha investito anche quelli che non ne sono direttamente coinvolti. Quelli per cui la neve a far da cornice all’atmosfera natalizia si è trasformata in un mostro di ghiaccio che assorbe ogni colore. Si continua a sperare vi siano altri superstiti e quanti più possibili lieti-fine, si continua a scavare con coraggio e determinazione, ma più passano le ore e più l’attesa si fa lacerante. La vita è così. Si proietta nell’universale e poi si ritrae nel personale, che è il proprio privato vissuto, il proprio percorso condito con le esperienze e vicissitudini del singolo o che riguardano la cerchia di affetti principali con cui ci si relaziona. Soffriamo per gli eventi universali, coltiviamo nel frattempo il nostro privato, che è tutt’altro che un piccolo orticello. È un giardino immenso da cui estirpare erbacce, in cui coltivare fiori profumati e colorati, in cui cercare di non farsi catturare e bloccare dalle piante rampicanti e di non farsi consumare o fagocitare da quelle carnivore. In questo giardino le prospettive possono cambiare. Qui ognuno conduce le proprie personali battaglie e cerca di costruire o ricostruire tassello dopo tassello, passo dopo passo, il proprio cammino. A volte ci si ammanta nella sicurezza di un bozzolo domenicale fatto di tranquillità, quotidianità, meritato riposo. Una piccola oasi in cui ci sentiamo protetti e amati. E davvero, di fronte ai tanti eventi catastrofici, ma pure senza confronti al peggio, sembra non esserci cosa più bella ed importante, per quanto piccola e normale. Fare mattina per terminare la visione della quinta stagione di “Game of Thrones” (ai cui ideatori – David Benioff e D.B. Weiss – scriverò un’ email di protesta e che necessita di un post a parte dove rendere partecipi anche voi delle motivazioni per cui mi zampilla fuori la suddetta fomentata protesta), rimanere nel letto a poltrire fino alle 16 con la gioia di lasciarci il calco, fare colazione alle 16.30 e tutta una serie di altre azioni semplici e similari che diventano speciali. È una questione di occhi, di approcci e di disposizioni. E se lo vogliamo possono essere i fiori colorati e profumati del nostro giardino. Io ieri, tra tanti logorii universali e personali, ne ho piantato uno, una bocca di leone.
Buonanotte.