Più passa il tempo e più mi rendo conto di essere scollegata dalla realtà più concreta. La mia immaginazione genera continuamente scenari fantastici e mi prospetta modalità astratte che mi scollano dalle questioni pratiche e mi inducono a non considerare un problema ciò che in linea di massima dovrebbe essere trattato come tale, affrontato con una discreta rapidità ed operatività di ricerca-soluzione o almeno con costanza e decisione. Io invece ho pensieri disordinati, incasinati, ingombranti, rumorosi, caotici che assumono forme impossibili da disegnare. Oggi questa mia imperfezione mi piace di più, non la nascondo senza per questo farne un motivo o un alibi per non migliorare e nella consapevolezza che bisogna smuoversi, in qualsiasi direzione lo si faccia purché lo si faccia. Mi osservo razionalmente dall’esterno e mi rendo conto che le mie maggiori paure, più o meno infondate, non riguardano le questioni convenzionali. Lavoro su me stessa per raggiungere dei risultati concreti e soddisfacenti ma non sono totalmente concentrata sul risultato, la mia mente si distrae pensando che il filo conduttore della mia vita è stato sempre la scoperta o il ritrovamento di qualcosa mentre ero intenta a cercarne un’altra, come serendipità insegna. Chissà che non vada così anche stavolta.